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Immediatamente dopo la terribile prima scossa della notte, ci siamo attivati per capire i bisogni e cercare di capire quale fosse la diffusione del cratere.
Nella nostra diocesi le comunità più colpite furono quelle di Reggiolo e dintorni, ma i danni, soprattutto alle strutture ecclesiali, erano enormi in quasi tutta la bassa.
La paura c’era per tutti, ma non ha prevalso. Ci siamo fatti vicini alla popolazione colpita con solidarietà concreta, con aiuti di prima necessità, con azioni di ascolto e di animazione, con l’acquisto di tensostrutture per le comunità rimaste senza luoghi di ritrovo, fino al finanziamento, con il sostegno e il coordinamento di Caritas Italiana, di strutture prefabbricate, i cosiddetti “centri per la comunità“.
Abbiamo sperimentato la vicinanza, il sostegno e la solidarietà di tantissime persone da tutta Italia. Attraverso i gemellaggi con le altre Caritas italiane siamo riusciti ad estendere gli aiuti, ad allargare il grande abbraccio che in quei giorni, in quei mesi, è stato il salvagente al quale aggrapparsi.
Un pensiero di commozione e un ricordo doveroso va alle 28 vittime e alle loro famiglie. Un grandissimo grazie va a tutta le rete Caritas in Italia (e all’estero) e a quanti, numerosissimi, hanno contribuito con denaro, tempo e volontariato, permettendo un’azione concreta, pragmatica e affettuosa alle tante persone rimaste senza casa o senza le strutture per le celebrazioni e la socialità.
Ci siamo ritrovati deboli, ma abbiamo “tenuto botta” e la carità ha vinto la disperazione. E ci siamo rialzati!